Mai una proposta
Una flotta nel Meditteraneo per l’accoglienza

L’unico sistema che ci è venuto in mente per arginare l’ondata di emigrazione e morte nel Mediterraneo è quello di allestire una flotta europea di navi ospedale e da crociera, tenute in pianta stabile nelle acquee di confine per intercettare i natanti. Si dimezzerebbero o quasi le distanze e si accelererebbero le possibilità dei soccorsi. Si eviterebbero disagi di sovrappopolazione nei centri di accoglienza e la possibilità di indirizzare meglio gli emigranti all’interno della comunità. I costi sarebbero proporzionali ad i paesi dell’Ue, ciascuno dovrebbe fornire una nave da crociera o da ospedale, a secondo delle proprie capacità. La flotta sarebbe composta da 27 navi, impegnate in modo permanente lungo le tratte più frequentate, assistite dalla marina italiana, spagnola, francese, greca, croata, per tutte le operazioni necessarie. Nei mesi in cui il mare è più agitato, la flotta potrebbe limitare le sue funzioni e ritirarsi nei principali porti del mediterraneo. E’ un piano realizzabile? Sinceramente nemmeno lo sappiamo, non siamo ministri della marina, né armatori e non ci improvvisiamo tali. Non sapremmo esattamente dire nemmeno quanto costa una cabina da crociera. Ma un’idea su qualcosa da provare per fermare il massacro invece di continuare a piangerci addosso come fa gran parte dell’opinione pubblica, bisognerà pure iniziare a tirarla fuori. Anche perché il piagnisteo rischia di diventare tanto insopportabile quanto le vittime che si accumulano da decenni. Il fatto che in tutta l’Europa non provenga nemmeno un’idea sballata su come intervenire, ma che appunto si senta solo il piagnisteo e adesso la proposta straordinaria di un commissario ad hoc - pensate quale formidabile innovazione - tende a convincerci non solo che non si sappia cosa fare, ma pure che non si voglia fare niente. I morti in mare sono considerati il tasso inevitabile della sovraffollazione ai nostri confini, qualcosa a cui bisognerà abituarsi. Per cui tutto il clamore che sollevano è solo ipocrisia. Li si preferisce morti sui barconi che vivi in giro nei nostri bei paesi europei. Il problema è che questi morti aumenteranno, causa l’instabilità politica sempre più intensa delle aree di provenienza. Berlusconi aveva fatto un accordo con Gheddafi per monitorare il perimetro interessato. Il colonnello non sopperiva al problema migratorio, ma almeno lo reprimeva. Cinico, ma comunque era qualcosa che possiamo escludere si possa negoziare oggi con il nuovo regime in Libia, perché la Libia non ha più nessun regime in grado di controllare il territorio. Poi non c’è più solo il problema dell’emigrazione sub sahriana. La guerra in Siria ha prodotto danni enormi e ancora maggiore ne produrrà il califfato sorto al confine con quel paese e l’Iraq. I clandestini possono venire dal Libano o anche da accessi al mare più remoti, ancora non lo sappiamo, certo è che tutto il Medioriente sconvolto dalla guerra aumenterà l’impatto sulle nostre coste e noi siamo completamente impreparati. Una flotta di accoglienza sul confine delle acquee sarebbe anche una barriera che dovrebbe piacere ai nuovi xenofi prolificati in continente in questi ultimi tempi e potrebbe calmarne le intemperanze alla Salvini, che davvero bisognerebbe risparmiarsi. Non che ci sia piaciuta la conferenza stampa del premier ieri. Renzi non ci sembra molto consapevole della gravità della situazione e si concede battute che era meglio evitare. L’ottimismo in certi frangenti ha dei limiti. Anche perché i tre giovani ragazzi rapiti ed uccisi in Israele contribuiranno ad aggravare il bilancio mediorientale. Citiamo questo tragico episodio soprattutto per esprimere la nostra solidarietà allo Stato ebraico. Ci sembra di aver capito che l’Italia si sia limitata ad esprimere le sue condoglianze alle famiglie delle vittime dei tre giovani, che pure sono stati uccisi non perché Capuleti o Montecchi, ma perché cittadini ebrei.

Roma, 1 luglio 2014